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al testo di Davide Marchese
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La giostra
Fra i sorrisi di una estate riconosco quello tuo mentre affiorano i miei passi dove il fiume non è in piena. Torna alla penombra delle scale silenziose quella musica di giostra quando avevi gli occhi chiusi. Dove un poco si alza il vento s'ingialliscono le foglie quand'è che le calpesto scompigliandoti i capelli. Sotto portici di pioggia scappavano i bambini alla fine della scuola trovandosi al riparo. Fu il Pavone a dimostrarti il suo effimero segreto, ( tesori ai piedi scalzi d'un sfuocato arcobaleno...) ma non lo raggiungesti mentre io...l'inseguo ancora. La lenza si attorciglia non appena l'esca affonda, rimangon le tue ciglia ma lo sguardo non le incontra... e dove non hai volto riconosco quello mio, pur...se il tuo non lo ricordo sai che quello sono io. Adesso sopravvivi; so che sei davvero dietro quel pertugio ad attendermi dal retro. Il locale s'è affollato d'una grande confusione, il temporale ha rinfrescato i gerani sul balcone...
affondano i miei passi nella sabbia dei ricordi, nel fruscio dei campi incolti, nelle brevi sonnolenze. Rammento il tuo sorriso però non ti ricordo, fra le nebbie sollevate dai fumi dell'asfalto. Escon dalla terra umidi i lombrichi, segugi dei segreti che la vita non trattiene. Sgretolan le sponde di miniere luccicanti, dove ora si confondon con fiori appariscenti. Cadono sgualciti petali fra i tuoi cani addormentati in cortili di cascina. Il sole si diverte fra i giochi di prestigio. Ghigna. E il diamante mostra l'iride smarrito. Dalle ante filtra ancora un po' di quella luce, alla sera riconduce e s'accendono i lampioni... altrove v'è il silenzio, la notte che dispera, il grano ancora intento a divenire quel che era. Il fiume torna in piena dove l'orme s'inghiottisce. Fra i sorrisi d'una estate quella musica finisce.
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